Contro i bei tempi andati

Dall'introduzione di Michel Serres:
 
L’incremento verticale della speranza di vita popola il nostro bel paese di gente che, con sciocco pudore, chiamiamo senior. Faccio parte di questi vecchi. Molti, come vedremo, idealizzano la loro gioventù. D’altra parte, bambini o vecchi, donne o uomini, ricchi o poveri, di destra o di sinistra, credenti o atei, meridionali o settentrionali, bretoni o piccardi, alsaziani, corsi o baschi, e fin dai nostri antenati galli, i francesi si lamentano, criticano, si indignano, sbraitano, protestano, gridano allo scandalo, vanno in collera. Almeno tre volte alla settimana, la parola «collera» conquista la prima pagina dei giornali. Scolpita in altorilievo sul pilastro di destra dell’Arco di Trionfo, in place de l’Étoile, La marsigliese di Rude modella volti pieni di truci smorfie, che gridano la rabbia tipica della nostra nazione brontolona. Anziani e scorbutici, due popoli che non si escludono a vicenda, la loro somma o mescolanza trasforma la Francia in un denso pullulare di Vecchi Brontoloni. Ricchi e ciarlieri, ormai maggioritari, elettori sempre più decisivi, nel tentativo di esibire il successo della loro esistenza, questi collerici dicono a Pollicina,1 disoccupata o stagista che a lungo pagherà per questi pensionati: «Era meglio una volta».
Ma, appunto, io a quei tempi c’ero. Posso stilare un bilancio da esperto. Eccolo.