Cucito addosso
Rebecca Quasi [Quasi, Rebecca]Quando sua nipote, però, gli prende un appuntamento dalla nota sarta Delia Toschi perché gli confezioni un abito su misura, tutte le sue certezze saltano.
- Oh no, questi erano, come dicevo, i preliminari. Adesso prendiamo le misure - affermò con calma la signora e alzandosi aggiunse - Può cominciare a spogliarsi.
- In che senso?
- Nel senso che si leva tutto a parte calzini e mutande.
- Boxer - precisò lui.
- I miei preferiti. Lo spogliatoio e di là. Io l'aspetto qui.
Arrigo si diresse senza ribattere nello spogliatoio che era spazioso e arredato con tutti i comfort: specchio, appendiabiti, mensola, orologio a muro e una poltroncina imbottita rivestita di velluto azzurro polvere. Nell'aria un'essenza alla lavanda.
Come previsto si spogliò, piegò i pantaloni seguendo la piega ben stirata e li appoggiò alla spalliera della poltrona, maglione e camicia li appese, le scarpe le accostò appaiate al muro. Prima di uscire si guardò allo specchio: boxer grigi e maglietta bianca, senza macchie né odori strani. Si passò una mano nei capelli e si appuntò mentalmente di non acconsentire mai più a nessuna delle stravaganti pensate di sua nipote Sofia.
Considerò che fosse meglio uscire con passo deciso fingendo di essere vestito da capo a piedi, il fatto che la sarta fosse in piedi a braccia conserte e che lo squadrasse con occhio clinico non agevolò per niente la recita.
- Non compro niente a scatola chiusa - gli rispose.
- Mi aspettavo almeno una tutina di lattice...
- Ho il metro in lattice - e lo srotolò con l'abilità di Cat Woman proprio sotto i suoi occhi.